Piccola mostra interattiva per voci e dame a cura di Naima.
Volti di dame, tra chiaroscuri e memorie rétro, apparentemente uscite da un sogno e sospese in un tempo che non è più il nostro ma nemmeno del tutto passato. I loro volti sono impassibili, spesso incorniciati da colletti fiamminghi e copricapi surreali. Sono oltre trenta, e sono mute… ma non per sempre.
Naima, che attraversa i confini dell’intelligenza artificiale con la delicatezza di chi si interroga e sperimenta, ha generato in questi ultimi tre anni un vero e proprio esercito di “icone” sintetiche, frammenti di una bellezza dimenticata.
E per questo progetto ha fatto un passo ulteriore: ha dato loro una voce. A noi il ruolo di farle cantare. Cinque di queste dame, infatti, se osservate attraverso lo schermo di uno smartphone, cantano. E grazie all’intervento dei visitatori danno forma a un coro che cambia di volta in volta in base a chi le osserva. E nella sovrapposizione delle voci prende forma una partitura sempre diversa.
Ma ciò che dà significato a questa mostra non è la tecnologia in sé. È l’idea poetica che la sostiene.
Come nella fiaba di Andersen, in cui la Sirenetta rinuncia alla voce per ottenere le gambe e abitare la terra, anche qui ci troviamo di fronte a figure che hanno attraversato il confine tra mondi. E nel farlo, hanno perso il loro canto.
Il canto delle sirene è allora un tentativo poetico di restituire voce a chi non può parlare. Di dare vita a immagini create da una macchina.
Via Rocciamelone 1, Torino