Gli anni? Passano. Le mode? Passano. Gli amori? Passano. Quello che resta sono i contributi versati allo Stato e la voglia di tornare sul palco.
Tre attrici (Ierse, Fullin, Ussi), incoraggiate da nessuna produzione, decidono di interpretare tre donne a cui solo in parte assomigliano.
I tempi in cui si svolge la commedia sono quelli nostri quindi avventurosi e fragilissimi. Un’amica comune se ne va all’altro mondo e lascia a tre amiche una casetta orrenda con intorno panorama montano dimenticabilissimo. Non siamo a Cortina né a Courmayeur ma neanche a Limone Piemonte. Intorno non ci sono piste da sci, seggiovie, negozi di lusso ma un bosco di conifere in cui anche i mirtilli hanno deciso di non crescere. Come passare il tempo allora? Una tisana drenante e molti ricordi per arrivare a una grande verità: anche un’amica può essere una lama che ci attende nel buio.
A disposizione delle protagoniste sul palco solo tre sedie: quindi niente piramidi, palme, elefanti. “Ed è un vero peccato” rivelano le tre manigolde “perché per chiudere in bellezza noi si voleva fare l’Aida”.