Viù è un piccolo comune di montagna, posto a m. 775 s.l.m situato nell’omonima valle, la più meridionale delle tre Valli di Lanzo.
Il nome "Viù" potrebbe derivare da "vicus" (villaggio), ma anche via di passaggio per attraversare le Alpi, cosa che in effetti avveniva in epoca romana, attraverso il Colle dell’Autaret, raggiungibile risalendo la valle fino a Usseglio.
Le selci lavorate, venute alla luce a seguito degli scavi effettuati intorno al 1920, nei pressi del Castello di Viù, provano che in età neolitica, in Valle di Viù, esisteva un insediamento di uomini primitivi.
Tra il VI e V sec a.C. alle popolazioni di stirpe ligure, che vivevano nelle Alpi occidentali, si sovrapposero i Celti; si formarono così delle tribù celto-liguri. L’unica testimonianza archeologica risalente a questo periodo è la pietra delle Madri, attualmente visibile sul piazzale parcheggio.
La presenza dei Romani in valle è provata dagli scavi effettuati nei pressi del Castello, scavi in cui sono venute alla luce parecchie monete romane.
La valle, date le difficoltà di collegamento, non è stata teatro delle incursioni barbariche. Numerosi sono stati tuttavia i signori cui è stata sottomessa: dapprima i Burgundi, poi i Franchi; al 1159 risale la prima investitura del feudo di Viù, assegnato ai signori di Baratonia.
Dal 1345 i feudatari che hanno amministrato le terre di Viù sono diventati strettamente dipendenti dai Savoia.
Lo spopolamento della valle è iniziato fin dal 1600, dapprima in forma stagionale, e poi in forma sempre più definitiva soprattutto con l’emigrazione di fine ’800 e negli anni del boom industriale.
Dal 1800 però molte delle famiglie ricche torinesi hanno cominciato a scegliere Viù come sede delle vacanze estive, ormai comodamente raggiungibile in carrozza, iniziandone la vocazione turistica. Alla metà del 1800 risalgono infatti la costruzione e la ristrutturazione di molte delle ville storiche disseminate sul territorio comunale, tra le quali la celeberrima Villa Franchetti.
Certamente, nel tempo, si è fortemente modificata l’economia valligiana: le aziende agricole sopravvissute hanno assunto dimensioni più consistenti per numero di capi e superfici coltivate, sono cresciute le imprese artigiane, anche di piccole dimensioni, e le attività volte al turismo, che non è più caratterizzato dalla villeggiatura sul lungo periodo, bensì da permanenze brevi, spesso legate a eventi o attività sportive, culturali, o a momenti di full immersion nella natura, fortunatamente ancora incontaminata.
Il nome "Viù" potrebbe derivare da "vicus" (villaggio), ma anche via di passaggio per attraversare le Alpi, cosa che in effetti avveniva in epoca romana, attraverso il Colle dell’Autaret, raggiungibile risalendo la valle fino a Usseglio.
Le selci lavorate, venute alla luce a seguito degli scavi effettuati intorno al 1920, nei pressi del Castello di Viù, provano che in età neolitica, in Valle di Viù, esisteva un insediamento di uomini primitivi.
Tra il VI e V sec a.C. alle popolazioni di stirpe ligure, che vivevano nelle Alpi occidentali, si sovrapposero i Celti; si formarono così delle tribù celto-liguri. L’unica testimonianza archeologica risalente a questo periodo è la pietra delle Madri, attualmente visibile sul piazzale parcheggio.
La presenza dei Romani in valle è provata dagli scavi effettuati nei pressi del Castello, scavi in cui sono venute alla luce parecchie monete romane.
La valle, date le difficoltà di collegamento, non è stata teatro delle incursioni barbariche. Numerosi sono stati tuttavia i signori cui è stata sottomessa: dapprima i Burgundi, poi i Franchi; al 1159 risale la prima investitura del feudo di Viù, assegnato ai signori di Baratonia.
Dal 1345 i feudatari che hanno amministrato le terre di Viù sono diventati strettamente dipendenti dai Savoia.
Lo spopolamento della valle è iniziato fin dal 1600, dapprima in forma stagionale, e poi in forma sempre più definitiva soprattutto con l’emigrazione di fine ’800 e negli anni del boom industriale.
Dal 1800 però molte delle famiglie ricche torinesi hanno cominciato a scegliere Viù come sede delle vacanze estive, ormai comodamente raggiungibile in carrozza, iniziandone la vocazione turistica. Alla metà del 1800 risalgono infatti la costruzione e la ristrutturazione di molte delle ville storiche disseminate sul territorio comunale, tra le quali la celeberrima Villa Franchetti.
Certamente, nel tempo, si è fortemente modificata l’economia valligiana: le aziende agricole sopravvissute hanno assunto dimensioni più consistenti per numero di capi e superfici coltivate, sono cresciute le imprese artigiane, anche di piccole dimensioni, e le attività volte al turismo, che non è più caratterizzato dalla villeggiatura sul lungo periodo, bensì da permanenze brevi, spesso legate a eventi o attività sportive, culturali, o a momenti di full immersion nella natura, fortunatamente ancora incontaminata.