Nel cuore del Piemonte, regione simbolo dell’enogastronomia italiana, il Tartufo nero rappresenta un tesoro del sottosuolo che unisce gusto, cultura e tradizione. Meno noto rispetto al rinomato Tartufo bianco d’Alba, sta conquistando crescente attenzione grazie alle peculiarità del territorio e al lavoro appassionato di territori e ristoratori.
Un prodotto prezioso della terra piemontese
Il Piemonte è una delle regioni italiane più vocate alla produzione di tartufi. Se il bianco pregiato è celebre a livello mondiale, il tartufo nero — nelle sue varianti stagionali come il Tuber melanosporum (nero pregiato) e il Tuber aestivum (scorzone estivo) — offre un’alternativa altrettanto raffinata, ma con caratteristiche aromatiche più equilibrate e versatili in cucina.
Le colline che abbracciano Torino, in particolare le zone del Chierese, del Pinerolese e i boschi ai piedi delle Valli di Lanzo, offrono un habitat ideale per il tartufo nero. Suoli calcarei, boschi misti e un clima temperato permettono la crescita spontanea di questo fungo ipogeo. In questi territori si è sviluppata una cultura del tartufo attenta alla sostenibilità e alla valorizzazione della filiera locale.
Il tartufo nero non è solo un ingrediente pregiato: è il simbolo di un legame profondo tra uomo e natura. La raccolta avviene ancora oggi con l’ausilio del cane addestrato, seguendo rituali antichi e rispettosi dell’ambiente. In Piemonte, questo sapere è trasmesso di generazione in generazione, diventando parte integrante dell’identità rurale.
Eventi e gastronomia
Durante l’autunno e l’inverno, Torino e provincia ospitano mercatini, fiere e degustazioni che celebrano il tartufo nero. Ristoranti e trattorie propongono piatti della tradizione piemontese — dai tajarin alle uova al tegamino — arricchiti da scaglie profumate di questo fungo, in un connubio perfetto tra semplicità e alta cucina.
Presto online i prossimi appuntamenti