Siamo abituati a pensarci come liberi nelle scelte che facciamo, ad esempio quando acquistiamo un prodotto. E siamo abituati a pensare alla lingua come a un sistema per la trasmissione di contenuti, che sono incorporati nei significati delle parole.
Ci è meno evidente quanti e quali contenuti siano trasmessi dai suoni della lingua, cioè dalla forma fonetica delle parole. Questa minore evidenza dei suoni rispetto ai significati lessicali (quelli del dizionario), ha una conseguenza importante: a differenza del senso delle parole, di cui siamo ben consapevoli, i suoni linguistici possono influenzarci senza che ce ne accorgiamo.
Nell’intervento si mostreranno alcuni esempi di uso manipolatorio dei suoni della lingua, vere e proprie strategie persuasive capaci di operare “sotto traccia”. Si mostrerà come queste strategie siano utilizzate per ridurre la nostra vigilanza critica sulle informazioni che ci vengono trasmesse (tecnicamente: vigilanza epistemica, Sperber et al. 2010).
In questo modo, chi vuole persuaderci si garantisce l'accettazione da parte nostra di contenuti che se ci venissero trasmessi esplicitamente riconosceremmo come discutibili o persino falsi.
Si esploreranno anche brevemente le basi evolutive e cognitive di questo fenomeno (Krebs & Dawkins 1984, Reboul 2011, Lombardi Vallauri 2016, 2019), cioè le cause biologiche profonde per cui spesso, in presenza di pratiche persuasive, il nostro effettivo potere di scelta è minore di quello che crediamo.
Conferenza cura del professor Edoardo Lombardi Vallauri, Università di Roma Tre.