Guida salvavita per momenti nostalgici in cui serve viaggiare rimanendo in città
A volte vorremmo semplicemente prendere un aereo e scappare in un posto esotico e lontanissimo. Ma ahimè accontentare nell’immediato questo desiderio sembra per la maggior parte di queste volte impossibile. Non bisogna però perdersi d’animo. Perché, per momenti come questi, esistono dei compromessi. Uno dei migliori, per noi, è proprio quello di concedersi una bella cenetta o un bel pranzetto dai sapori oltreconfine.
Provare un ristorante internazionale non è infatti soltanto concedersi l’ebrezza della novità, ma anche e soprattutto fare un vero e proprio viaggio. Sì, perché viaggiare – secondo l’accezione comune del verbo - significa esplorare territori nuovi, ma andando più in profondità viaggiare vuol dire anche esplorare e conoscere culture, volti e sapori diversi dai nostri. È facile capire a questo punto che l’essenza di un viaggio è possibile afferrarla anche senza percorrere migliaia di chilometri, ma anzi restando comodamente nella propria città, dove il cibo diventa un importantissimo veicolo di scoperta. Per noi assaggiare un piatto distante dai nostri gusti abituali è pur sempre un viaggio, che permette di aprire porte sconosciute.
Dato che tutto questo a noi piace tantissimo, non perdiamo altro tempo e cominciamo.
Naturalmente era necessario fare una selezione e quindi abbiamo pensato di partire per 10 mete, 10 paesi, e di selezionare un ristorante per ognuno di questi paesi. Qui sotto la nostra guida tascabile scritta apposta per voi, dove poter trovare una selezione di ristoranti internazionali imperdibili!
Cina | Lao
Via Giuseppe Barbaroux, 25, 10122, Torino TO. Orari: Lun 19 - 22.45 | Ma-Dom 12:30–14.45,19:00–22:45
Quindi cominciamo con Lao.
Siamo in Via Barbaroux, nel cuore del quadrilatero romano, a Torino. O almeno così sembrerebbe secondo google maps, ma soprattutto così sembrerebbe finché non entriamo dentro Lao, ristorante cinese aperto da circa un anno dalla mitica Tina di Oh Crispa.
Una volta all’interno, infatti, le nostre certezze di localizzazione iniziano a vacillare. Tra profumi, volti, e cibi esotici il “rischio” è quello di viaggiare lontanissimo, restando però comodamente seduti al nostro tavolo.
Xiao long bao, biang biang mian, gong bao ji ding sono solo alcuni dei piatti tipici tra quelli che possiamo ordinare. Ma spieghiamo un paio di cose in più per i non addetti ai lavori. Gli Xiao long bao sono ravioli al vapore fatti a mano e ripieni di brodo e carne, mentre i biang biang mian sono un tipo di noodle cinese tirato a mano, lungo e piuttosto largo, solitamente servito insieme a un condimento a scelta (noi abbiamo optato per il vegetariano con bok choy, germogli di soia e peperoncino). Invece il gong bao ji ding è un pollo tanto buono quanto unto e decisamente piccante, condito con salsa agrodolce, arachidi, cipollotto e salsa con fave. Secondo noi Lao è il ristorante di cui Torino aveva bisogno, tanto che oramai abbiamo sviluppato una nuova voglia: quella di LAO, che è ben diversa dalla “voglia generica di cibo cinese”. Di LAO ci siamo innamorati a tal punto che abbiamo scritto anche un articolo tutto dedicato e dettagliatissimo che consigliamo caldamente di recuperare qui. Vi abbiamo convinti a provarlo?
Giappone | Takoyaki Minamoto
Via Gianbattista Bogino, 17/D, 10123 Torino TO. Orari: Ma-Ve, 12:30–14:30,19:30–22:30
Bene, ora spostiamoci più a est e attraversiamo un po’ di mare. Direzione: Giappone!
Per questa destinazione abbiamo scelto Takoyaki.
Takoyaki Minamoto è una piccola gastronomia giapponese che apre i suoi battenti nel settembre 2019 in Via Bogino, dove una porticina che potrebbe sfuggire ai più distratti, nasconde in realtà un mondo di sapori orientali. Federica Cavallaro e Koji Shirai sono i suoi proprietari: lei italiana, lui originario di Osaka. Dopo un periodo vissuto in Giappone decidono di stabilirsi in Italia, con il desiderio di aprire un locale tutto loro e tutto dedicato alla cucina nipponica, lasciata ormai distante migliaia di chilometri.
Così nasce Takoyaki Minamoto, che nel primo periodo offre tre soli prodotti: ali di pollo fritte, gelato al matcha e takoyaki, di cui Koji è un grande artigiano. Dai genitori, proprietari di un chiosco di takoyaki a Osaka , ha imparato i segreti e l’arte del mestiere. I takoyaki nascono infatti proprio ad Osaka, nel 1933, e hanno una lunga tradizione culinaria. Sono polpette cotte alla piastra fatte con una pastella preparata con farina, acqua e brodo dashi, in cui viene inserito il polpo (“tako”) tagliato a tocchetti. Negli anni il menù è diventato più ricco e vario, sapendosi anche reinventare negli anni più difficili del covid. Noi abbiamo assaggiato gli spiedini di carne di maiale e i takoyaki in tre diverse varianti: conditi con gelatina ponzu, maionese e cipollotti; semplici, con salsa di soia e infine quelli con alga aonori, katsoubushi e maionese. Abbiamo poi accompagnato il tutto con un tè verde freddo a base d’orzo.
Ci siamo sentiti coccolati e distanti dalla nostra città.
Thailandia | Curry and Co
Via Giuseppe Verdi, 45/a, 10124 Torino TO. Orari: Lu-Ve, 12–15,19–22
Ora, rimaniamo sempre in tema “sapori asiatici”, ma facciamo un bel balzo decisamente più a sud. Siamo di nuovo sulla terraferma, e per la precisione in Thailandia. Per gli amanti del cibo thailandese il posto che vi consigliamo è Curry & Co. Situato in via Verdi, a due passi dall’Università umanistica di Palazzo Nuovo, Curry & Co è stato il primo locale ad offrire ai cittadini torinesi piatti tipici della cucina thailandese. Da loro abbiamo divorato Il pad thai completo fatto di: tagliatelle di riso saltate, verdure julienne, pollo, gamberetti essiccati, uovo, arachidi, lime, salsa pad thai home made, chilli, soia e cipollotto. E, subito dopo, il Massaman Curry con: riso basmati, pollo, patate, tamarindo, latte di cocco, spezie e arachidi. Tutto favoloso. Finito il pranzo abbiamo fatto poi un salto da Coffe & Co (bar accanto), sempre di loro proprietà, per concludere il pasto con un caffettino. Ottima accoppiata.
Francia | Adonis Creperie
Via Belfiore, 48, 10125 Torino TO. Orari: Me-Ve: 12–14:30,19:15–22:30
San Salvario ha i suoi angolini magici e tra questi sicuramente uno è nascosto in quella porzione di via in cui troviamo Adonis Creperie: siamo di nuovo in Europa! Colori allegri tinta verde, polaroid appese, qualche piantina. L’atmosfera è gioiosa fin da appena entrati. Poi, quando arrivano i piatti, è solo una conferma di felicità. Adonis Creperie è un luogo magico e perfetto per temporeggiare sulla nostalgia francese (soprattutto culinaria) che è un po’ dentro ognuno di noi. Perché diciamocelo, qui chi non ama la Francia mente. E chi non ama le crepes mente doppio.
Ad accoglierci è Marco, fotografo per passione (le foto appese sono sue), ristoratore per lavoro. Anche se dice di aver voluto per lungo tempo interrompere il ciclo della ristorazione ormai consolidato nel suo albero genealogico, a noi sembra in fin dei conti contento di avere ceduto riguardo questo proposito. Comunque sia, noi sul suo viso leggiamo una spiccata propensione per quello che fa e tanta tanta passione. Se ascoltiamo la nostra pancia e il nostro palato invece possiamo assicurarvi che le loro crepes creano dipendenza.
Il loro menù è un menù gourmet, dove i piatti non sono solo buoni ma anche belli, cucinati con materie prime eccellenti e selezionate con cura. Queste ultime sono perlopiù di origine locale (quando non direttamente provenienti dal loro giardino), fatta eccezione soltanto per i formaggi francesi e il sidro, che arriva direttamente dalla Bretagna. La scelta si divide in tre grandi categorie: crepes salate, un piccolo menù bistrot e le crepes dolci. Tra le crepes salate noi abbiamo assaggiato la Montbelliard e la San Marco. La prima con impasto a base di barbabietola e maggiorana e farcita con porri e champignons spadellati, patate croccanti, salsiccia di Montbelliard I.G.P, uovo bio, formaggio, insalata. Mentre la seconda con impasto al nero di seppia, cavolo verza e pepe rosa, quenelle di baccalà, sbrisolona di polenta e pistacchi, crema di peperoni, formaggio, insalatina misticanza.
Per godercele appieno e fare proprio come fanno i francesi le abbiamo accompagnate con l’immancabile sidro in tazza. Dulcis in fundo (non abbiamo saputo resistere!) abbiamo fatto spazio nel nostro stomaco ancora per un assaggio della crepes dolce del giorno con: confettura d’arance fatta in casa da loro, panna artigianale, cioccolata fondente e una spolverata di mandorle. Dire che era tutto buonissimo sarebbe riduttivo.
Marocco | Lella Mama
Piazza della Repubblica, 25, 10152 Torino TO. Orari: 12-15
Non si poteva parlare di ristoranti internazionali senza nominarne la culla del cibo internazionale a Torino. Avete indovinato di cosa stiamo parlando? Ebbene sì. Porta Palazzo, il più grande mercato multietnico d'Europa. Per cui proprio qui, all’interno del Mercato Centrale, abbiamo selezionato un ristorante per la nostra lista. Parliamo della cucina marocchina di Sanaa Salmi, anche conosciuta come Lella Mama. Un ristorante tutto al femminile pronto ad accompagnare in un viaggio nelle radici e nei sapori del Marocco. Tutto questo sotto la guida esperta di Sanaa, 38 anni, nata nel deserto e giunta in Italia all’età di dieci anni, che non ha mai dimenticato la sua terra d’origine. Aperto nel settembre 2023 a Milano, Lella Mama decide ben presto di sbarcare anche a Torino. Qui Sanaa Salmi propone piatti tradizionali, ma al tempo stesso sempre aperti a contaminazioni e sempre attenti a venire incontro. L’obiettivo è quello di avvicinare, di creare un ponte tra gusti e culture diverse, di creare un dialogo interculturale. Una cucina marocchina quindi che tiene alla tradizione, ma che, al tempo stesso, tiene anche sempre a mente il gusto degli italiani.
Tra i piatti del menù c’è l’imbarazzo della scelta tra cous cous, zuppe profumate, verdure fresche, spezie gustose dai mille aromi, tutto accompagnato dal classico pane marocchino. E poi l’immancabile tè alla menta profumatissimo. Da provare.
Perù | Vale un Perù
Via S Paolo, 52/B, 10141 Torino TO. Lu-Ve 19:30–22:30
Ma adesso è tempo di mettere mano al mappamondo e dare una bella spinta, per spostarci in un continente lontanissimo e non ancora nominato: l’America del Sud.
In una tranquilla via del quartiere San Paolo arriviamo da Vale un Perù dopo una piccola esplorazione del quartiere. Troviamo un luogo che non è solo un ristorante, ma per prima cosa una famiglia. A guidarci sono Miguel e Patricia, coppia nella vita e in cucina, che dal 2012 raccontano il Perù ai torinesi attraverso i loro piatti, ingredienti a volte mai sentiti e la loro bellissima storia. Miguel arriva dalla costa del Perù, Patricia invece dall’Amazzonia, si conoscono a Torino e qui scelgono di portare la loro visione: non una cucina esotica da cartolina, ma un punto d’incontro culturale. Iniziano con un piccolo locale in via Abrate, poi trovano casa in San Paolo, e qui mettono le loro radici.
Patate, zucche, mais, fagioli: magari non ci pensiamo spesso, ma molto di ciò che mangiamo ogni giorno ha origini andine. La cucina peruviana, spesso raccontata come nuova, è in realtà antichissima e profondamente contaminata. Dall’incontro tra mondi precolombiani e influenze africane, asiatiche, europee, nasce una gastronomia ricca e stratificata. Da Vale un Perù si assaggia proprio questo incrocio: le crocchette di quinoa con mozzarella filante, il platano fritto come si mangia in Amazzonia, il ceviche con ricciola Mamachi e mais Cuzco, l’Arroz chaufa figlio dell’incontro tra Perù e Cina. Ogni piatto è un racconto: “Non è fusion“, ci dice Miguel, “è la nostra cucina di tutti i giorni“.
Passando invece alle bevande, ad accompagnare i nostri antipasti c’è, naturalmente, il Pisco Sour, preparato con Pisco (l’acquavite peruviana ricavata dalla distillazione dell’uva), lime, angostura e albume, anche in versione con frutto della passione. Mentre ad accompagnare i dolci c’è El Capitan, un cocktail a base di vermouth, nato tra le montagne andine per scaldare i militari, oggi servito in coppa Martini con vermouth piemontese.
E poi i dolci alla lucuma e cacao peruviano, ma anche con il dulce de leche fatto in casa: golosità pura.
Messico | Annita Taqueria
Corso Bolzano, 10, 10121 Torino TO. Orari: Lu-Ve 12–14,19–22
Dal Perù risulta più facile risalire e arrivare alla nostra prossima destinazione: il Messico. E per il messico la nostra soluzione è Annita Taqueria, che nasce dall’esigenza di portare a Torino la vera cultura della taqueria messicana, quella vissuta in strada, tra tortillas appena fatte, salse freschissime e convivialità senza fronzoli. A immaginarla sono Annalisa e Stefano, che una notte, girando per il Messico, si sono detti: “questa cosa qui da noi non c’è, facciamola”. Il primo esperimento è stato tutto online, ma ad Annalisa non bastava: mancava il contatto, l’atmosfera, l’esperienza vera. Così nell’autunno 2024 hanno aperto in Corso Bolzano.
Annita non è un ristorante messicano come altri che forse avete già provato, ma è una taqueria nel senso più autentico. Tutto viene fatto fresco ogni giorno: salse, marinature, ripieni. Le tortillas sono solo di mais bianco e il menù è studiato con una cura quasi ossessiva da Stefano, appassionato autodidatta che ha passato mesi a testare, riprovare, perfezionare ogni piatto. Dalle Cochinita Pibil (carne di maiale sfilacciata e speziata con maionese al chipotle) al taco vegetariano con avocado, ogni proposta ha radici vere e mantiene quella semplicità che lascia spazio solo al sapore degli ingredienti.
Turchia | Kadeh
Via della Basilica, 1D, 10122 Torino TO. Orari: Lu - Ve 19:30–00
Pareti blu mare e cucina a vista con oblò. Kadeh si presenta ai nostri occhi così: con un’immagine forte che, nel bel mezzo del centro città, sa di mare Mediterraneo. Così, un po’ disorientati, scegliamo il nostro tavolo e ci accomodiamo.
Quando arrivano i piatti della cucina di Stefan Kostandof la confusione di prima si dipana e siamo certi di essere lontani. Ci sentiamo come presi per mano e ci lasciamo condurre in questo viaggio oltremare.
Da Kadeh abbiamo ordinato alcuni “meze”, parola che dal turco significa letteralmente “gusto”, “sapore”, e che comunemente viene utilizzata per indicare queste ciotoline da mettere nel mezzo e da condividere. Noi abbiamo provato le frittelle di zucchine (fatte con zucchine, erbette e feta con salsa cacik – cetrioli yogurt e lime -), un hummus spaziale decorato con ceci croccanti e friabilissimi, un paio di piatti più tradizionali ma di alta qualità - come la coda fritta (dalla macelleria Olivero) accompagnata con maionese alla sriracha e le alici (Pescheria Gallina) fritte in doppia panatura accompagnate da maionese al lime - e per ultima l’ombrina marinata, ovvero: ombrina (sempre Pescheria Gallina) cruda, senape, coriandolo, lime, cipolle sott’aceto e Oro imperiale by AL CHILE.
Sul bere ci siamo fatti consigliare un calice di “V for Vostilidi 2021” – Sarris Winery, un vino greco davvero buono e fresco. Davvero un’ottima soluzione per accompagnare al meglio tutti questi sapori.
Quando siamo usciti e ci siamo accorti di essere a Torino, anzi di non averla mai abbandonata, ci siamo sentiti come quando si torna da un viaggio: con un po’ di nostalgia, ma al tempo stesso con il cuore e lo spirito belli pieni.
Malesia | Lo straniero
Via Giuseppe Maria Bonzanigo, 2, 10144 Torino TO. Orari: Lu-Ve 12–15,19–00
Vi è mai capitato di scoprire un ristorante ed esserne talmente entusiasti da doverlo subito condividere con le persone a cui volete bene? Di provare quella sensazione di impazienza nel ritornarci insieme a loro? Ecco a noi è successo con Lo straniero, un ristorante di cucina malese, una vera chicca di San Donato. Un posto dove oltre ad aver mangiato molto bene, ci siamo sentiti proprio bene.
Qui tutto sembra essere mosso da un obiettivo saldo: la cura. La cura per il dettaglio, per l’arredamento, per il cliente, per il cibo, e così via. La cura come fil rouge ci è piaciuta proprio tanto e per questo ci siamo subito affezionati. Ma anche la sua storia è curiosa e ha immediatamente catturato la nostra attenzione.
Sì perché Lo Straniero non è da sempre come lo vediamo noi oggi, all’angolo tra via Giuseppe Maria Bonzanigo e Via Giacinto Avet. Nasce anzi nel lontano 2017 come “chiosco” mobile su ape car davanti al Politecnico. Il menù che proponeva allora era composto da pochi piatti. Ma già dopo un anno comincia a farsi sentire l’esigenza di un posto più strutturato da cui parte la ricerca del locale perfetto. Ma per anni bisognerà attendere, perché si sa, tutte le cose belle e fatte bene hanno bisogno di tempo. Un’attesa che durerà fino al 2022, quando finalmente Justin, il suo titolare, riesce a trovare il posto ideale: quello che oggi conosciamo come il ristorante Lo straniero.
Ma bando alle ciance e parliamo dei piatti. Da Lo Straniero abbiamo provato gli antipasti: il sate (ovvero spiedini di pollo serviti con salsa piccante di arachidi), il loh bak (che sono degli involtini di fogli di soia con ripieno di maiale e castagne d’acqua serviti con una salsa piccante agrodolce) e il cucur sayur (frittelle di verdure miste, croccanti fuori e morbide dentro con una salsa piccante agrodolce) per cui abbiamo letteralmente perso la testa.
Poi, troppo curiosi, abbiamo ordinato un primo: il nasi campur, un piatto unico di riso bianco con una selezione di contorni a base di verdure, carne o uova; piccanti e non piccanti.
Anche se eravamo sazi, il cibo era talmente buono che non abbiamo saputo resistere ad un’ultima coccola: un dolcino. Scegliere non è stato facile perché sembravano tutti buonissimi. Alla fine il fortunato è stato il kuih koci: due fagottini di riso glutinoso con un ripieno di cocco e gula melaka (zucchero di palma), cotto al vapore in foglie di banana. Anzi, i fortunati siamo stati noi, perchè era talmente buono che ce lo sognamo ancora la notte.
ps. noi abbiamo provato il menù del pranzo. attenzione perché quello della cena è leggermente diverso (sulla bontà non dubitiamo).
Armenia | Casa Armenia
Via Giovanni Francesco Napione, 33, Torino TO. Orari: Lu-Sa 19.30–00
Altro posticino che ci sentiamo di consigliare, ultimo del nostro articolo lista, ma non per importanza, è Casa Armenia, ristorante nel cuore di Vanchiglia tutto dedicato all’autentica cucina caucasica, ma non solo, perché Casa Armenia non è soltanto un ristorante, bensì anche e soprattutto un luogo di incontro e punto di riferimento per chi desidera scoprire o approfondire la cultura armena.
A capo di questo bellissimo progetto c’è Harut che, sbarcato a Torino e forte del suo spirito accogliente e delle sue doti commerciali, conquista fin da subito amici e conoscenti con la cucina casalinga armena preparata con amore dalle donne di casa: la moglie e la madre. Così, anche da questi feedback, nel lontano 2020 nasce l’idea di Casa Armenia, che in principio è soltanto una gastronomia d’asporto. Poi ristorante. Nel frattempo il progetto, il centro culturale, il ritrovo di una grande famiglia, dove la tradizione armena prende vita con eventi culturali di musica e danza, o degustazioni di vini e liquori pregiati e tipici.
Conoscevi già questi ristoranti? Dove andresti subito? Esplora gli altri consigli food di Le Strade di Torino qui
Redazione a cura di Le Strade di Torino e Turismo Torino e Provincia.